Rapporto annuale "Ecomafia 2011"

La Puglia stabile al quarto posto nella classifica dell’illegalità ambientale in ItaliaCarta Ecomafia

Aumentano gli illeciti accertati 30.824 (un incremento del 7,8% rispetto al 2009), pari a 84 reati al giorno, cioè circa 3,5 all’ora, nonostante la diminuzione delle persone denunciate (25.934, rispetto ai 28.472), gli arresti, che si fermano a quota 205 (316 nel 2009), e i sequestri (8.771, rispetto ai 10.737 del 2009). Nello specifico, le forze dell’ordine hanno accertato circa 6.000 illeciti relativi al ciclo dei rifiuti (un aumento del 14% rispetto al 2009). Infatti, il 2010 è un anno da record per le inchieste sull’unico delitto ambientale, quello contro i professionisti del traffico illecito di rifiuti (art. 260 Dlgs 152/06): sono state ben 29, con l’arresto di 61 persone e la denuncia di 597 e il coinvolgimento di 76 aziende. Altre 6 inchieste di questo tipo si sono svolte nei primi quattro mesi del 2011, mentre in totale – cioè dalla sua entrata in vigore nel 2002 a oggi – sono salite a quota 183. Crescono i traffici internazionali di monnezza, principalmente in partenza dall’Italia e diretti nei paesi europei, asiatici e africani: nel 2010 l’Agenzia delle Dogane ha sequestrato nei porti italiani 11.400 tonnellate di rifiuti (a fronte delle 7.400 del 2009). Il 60% di questi diretti in Cina, il 12% in Corea del Sud, il 10% in India, il 4% in Malesia e così via.

Diminuiscono invece i reati nel ciclo del cemento che passano da 7.463 del 2009 a 6.922 del 2010, mentre rimane invariato il numero delle infrazioni nel ciclo alimentare che si ferma a quota 4.520.

Intensa l’attività a tutela del nostro patrimonio artistico da parte dei Carabinieri e Guardia di Finanza che hanno accertato 983 furti di opere d’arte e recuperato 84.869 oggetti d’arte per un giro d’affari di 216 milioni di euro. Crescono del 13,2% (5.835 nel 2010, 5.154 nel 2009) i reati accertati dal Corpo Forestale dello Stato contro la fauna mentre diminuiscono gli incendi, anche se il numero rimane alto: dai 5.362 del 2009 ai 4.883 del 2010. La Campania continua a occupare il primo posto nella classifica dell’illegalità ambientale seguita dalle altre regioni a tradizionale presenza mafiosa: nell’ordine Calabria, Sicilia e Puglia. Quanto al business prodotto dall’ecomafia, esso si attesta intorno ai 19,3 miliardi di euro mentre sale a 290 il numero dei clan coinvolti (nel 2009 erano 270). Questi, in sintesi, i numeri dellastraordinaria attività svolta anche nel 2010 da tutte le Forze dell’ordine e di Polizia giudiziaria impegnate nelle indagini contro i reati ambientali raccolti ed elaborati nel dossier Ecomafia 2011 di Legambiente, a cui quest’anno si aggiungono i dati forniti dalle 60 polizie provinciali. Questi i dati principali contenuti nel Rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, presentato questa mattina da Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia alla presenza di Antonio Laudati, Procuratore della Repubblica di Bari, Antonella Bellomo, Prefetto Vicario di Bari, Lorenzo Nicastro, Assessore alla Qualità dell'Ambiente della Regione Puglia, Giuseppe Stasolla, consulente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti e le forze dell’ordine.

Nella classifica generale dell’illegalità ambientale in Italia nel 2010, la Puglia rimane stabile al quarto posto con 3.139 infrazioni accertate, 2.586 persone denunciate, 10 arrestate e 1.221 sequestri effettuati. Rispetto al 2009, aumentano le infrazioni accertate e le persone denunciate, mentre diminuiscono gli arresti. Per quanto riguarda i sequestri effettuati, la nostra regione nel 2010 si colloca al primo posto.

“In sintesi il Rapporto Ecomafia 2011 –dichiara Francesco Tarantini, Presidente Legambiente Puglia– mette in evidenza che la nostra regione è ormai, da anni, stabile al quarto posto nella classifica generale delle illegalità ambientali e seconda nel ciclo illegale dei rifiuti oltre ad essere base logistica di traffici internazionali di rifiuti. Tra le novità, il record di discariche abusive di pneumatici fuori uso e l’aumento degli illeciti accertati, soprattutto nel Salento, nel ciclo del cemento”.        

Anche in questa edizione, la Puglia è stabile al secondo posto, subito dopo la Campania, nel ciclo illegale dei rifiuti con 609 infrazioni accertate (il 10,2% di incidenza sul totale nazionale), 616 persone denunciate e 294 sequestri. Tra le province pugliesi il record di infrazioni accertate (262) lo detiene Bari, con un illegalità diffusa e penetrante, non sempre espressione di congegnate strategie criminali, ma non per questo meno preoccupante. In Puglia, dal 2002 ad oggi, ci sono state ben 36 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 19,7% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale.

In Puglia, negli ultimi cinque anni (gennaio 2005/settembre 2010) si è registrato un record di discariche abusive di pneumatici fuori uso sequestrate dalle forze dell’ordine, ben 258, quasi il 22% sul totale nazionale. Un primato riconducibile sia a una diffusa illegalità nel settore –dovuta anche alla non piena efficienza dell’intera filiera di raccolta e recupero dei pneumatici fuori uso- sia all’intensa ed efficace attività d’indagine svolta dalle forze dell’ordine.  La Puglia, inoltre, si conferma la base logistica di traffici internazionali di rifiuti. I fronti caldi sono sempre i grandi porti di Bari, Brindisi e Taranto. Da qui partono flussi illegali diretti in Europa ma anche, e soprattutto, in Cina, India e Asia. Si tratta di rifiuti costituiti principalmente da materiale plastico di scarto, carta da macero, rottami ferrosi e rifiuti elettrici ed elettronici che però ritornano in Europa, sotto forma di prodotti finiti, dopo essere stati lavorati illegalmente all'estero senza alcuna precauzione per la salute dei lavoratori e dell’ambiente.

“Per fortuna, a fronte di una così forte pressione criminale –continua Tarantini-  non mancano le risposte, anche, da parte delle istituzioni regionali. Infatti, la regione Puglia ha messo in piedi, sin dal 2007, una task force composta da tutte le forze dell’ordine, Arpa Puglia e Cnr-Irsa per monitorare, contrastare e prevenire i reati ambientali, che ha raggiunto buoni risultati con 1.337 siti sequestrati a marzo 2011”.

Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia quest’anno sale al quinto posto con 566 infrazioni accertate, 728 persone denunciate, 3 arrestate e 317 sequestri effettuati. E’ Lecce a guidare l’avanzata del tacco d’Italia, posizionandosi al sesto posto nazionale fra le province del mattone selvaggio con 211 infrazioni accertate, 266 persone denunciate e 163 sequestri effettuati. Nel Salento, infatti, nonostante la fiacca del mercato immobiliare, il business delle ville con annessa piscina e delle seconde case non subisce flessioni. Diversi i sequestri effettuati dalle forze dell’ordine. “Il mare pugliese –continua Tarantini-  , si sa, attira i turisti ma solletica anche gli appetiti di speculatori e abusivi che, distruggendo le coste e la macchia mediterranea, spingono la Puglia in alto nella classifica del cemento”.

Per quanto riguarda il racket degli animali, la Puglia scende al quinto posto della classifica nazionale con 502 infrazioni accertate. Nella nostra regione rimane diffuso il fenomeno delle corse clandestine di cavalli un business quasi interamente sotto il controllo della criminalità organizzata.

Il 2010 è stato anche in Puglia un anno di indagini e di grandi attenzioni sugli interessi mafiosi nelle rinnovabili. A gennaio 2010 è cominciato il processo relativo all’operazione “Ventus”, che riguardava la costruzione abusiva di un impianto eolico nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia scoperto dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato. Risale all’aprile 2010 l’operazione denominata “Turbines Walking” del Corpo Forestale dello Stato che mette sotto sequestro 51 aerogeneratori a Sant’Agata di Puglia (Fg), mentre sono 14 le persone indagate. Nel giugno del 2010, invece, è cominciato il processo frutto dell’operazione“Canali”,condotta dal Comando provinciale dei Carabinieri di Brindisi. Sono loro a scoprire l’interesse del clan Bruno, dominante nell’area di Torre Santa Susanna, per l’eolico. “Attività redditizie come l’eolico e il fotovoltaico attraggono la criminalità organizzata ma anche colletti bianchi, imprenditori insospettabili disposti a truffare pur di accaparrarsi un buon affare. Per questo è importante difendere l’eolico e il fotovoltaico, con grande energia, dai fenomeni corruttivi e da qualsiasi tentativo d’infiltrazione d’interessi illeciti o, peggio ancora, della criminalità organizzata. Limitarsi a screditare tout court, come è avvenuto in questi mesi, l’eolico e il fotovoltaico induce l’opinione pubblica a ritenere che l’energia del vento e quella del sole sono nient’altro che affari sporchi, anzi addirittura affari di mafia”.

Sul fronte dell’archeomafia, l’aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico, la Puglia, una delle regioni più ricche di reperti archeologici ma anche di tombaroli attivi, scende di due posti nella classifica nazionale, piazzandosi al decimo posto con 33 furti.

“Il lavoro delle magistratura e delle forze dell’ordine -conclude Tarantini- continua a dare ottimi risultati,  seppure in un contesto normativo ancorato a un sistema sanzionatorio penale di tipo contravvenzionale, del tutto inadeguato alla sfida lanciata dagli ecocriminali. L’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel nostro codice penale renderebbe più efficace la tutela penale dell’ambiente, attraverso la previsione di sanzioni proporzionate, efficaci e dissuasive. Inoltre, è importante lavorare anche sulla prevenzione e a tal proposito chiediamo al Governatore Vendola di istituire un Osservatorio Regionale Ambiente e Legalità che abbia lo specifico ruolo di monitorare il territorio su tutte le questioni legate all’illegalità ambientale”.


 

 


 

 

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