Ex Ilva, Legambiente: dall’OMS la conferma, le richieste di Acciaierie d’Italia vanno respinte
Il dato principale che emerge dallo studio dell'OMS è la conferma della validità degli studi già effettuati finora e, segnatamente, dei rapporti prodotti fin dal 2013 da Arpa e Aress Puglia e Asl Taranto circa la Valutazione del Danno Sanitario provocato dalle emissioni degli impianti ex Ilva. Proprio Arpa Puglia, Aress Puglia e ASL di Taranto hanno attestato a maggio del 2021, nell’ambito del procedimento di riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata allo stabilimento siderurgico jonico, la permanenza di un rischio sanitario residuo non accettabile relativo ad uno scenario di produzione ottenuta con gli attuali impianti di 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio, cioè la produzione attualmente autorizzata.
“Legambiente chiede al Ministero della Sanità, anche sulla scorta dello studio dell’OMS, di respingere al mittente la richiesta di Acciaierie d'Italia di rivedere i parametri con cui è stata effettuata la VDS (valutazione del danno sanitario)” - dichiara Ruggero Ronzulli, Presidente di Legambiente Puglia – “Peraltro proprio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente rivisto i valori limiti suggeriti per una serie di inquinanti – a partire da PM10, benzoapirene e PM 2,5 che incidono fortemente nella nostra realtà – portandoli, in prospettiva, a livelli molto più bassi rispetto agli attuali limiti di legge italiani ed europei: sarebbe paradossale non tenerne conto”.
Parimenti Legambiente chiede al Ministro della Transizione Ecologica di respingere la richiesta di Acciaierie d’Italia di diminuire i tempi di distillazione del coke nelle tre batterie in funzione.
“Si tratta di impianti le cui emissioni, sia convogliate che fuggitive, sono tra le più nocive dell'acciaieria e vanno perciò limitate il più possibile” – dichiara Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto - “L'allungamento a 24 ore dei tempi di distillazione del coke è una delle misure previste dall'A.I.A., fortemente voluta a suo tempo anche da Legambiente, ed é stata imposta nell'ultimo piano ambientale, a fronte della richiesta aziendale di ridurli a 20 ore, per il conseguente aumento delle emissioni inquinanti. Non c'è spazio per alcun annacquamento, per alcuna modifica che non sia validata da una preventiva valutazione dell'impatto sanitario del complesso degli impianti.”
Al Governo Legambiente ribadisce per l’ennesima volta la richiesta di disporre una Valutazione preventiva del Danno Sanitario basata sulle attuali emissioni, relativa a scenari produttivi inferiori alle 6 milioni di tonnellate annue, a partire da quelli attuali, per appurare la produzione di acciaio realizzabile oggi a Taranto senza rischi inaccettabili per la salute di cittadini e lavoratori.