Taranto, per acciaieria e bonifiche
Legambiente scrive a Draghi e 5 Ministri: “Dimezzare la produzione di acciaio, valutazione impatto sanitario, via alla rivoluzione dell’idrogeno verde, avviare la bonifica del Mar Piccolo e accelerare per le aree ex Ilva. Accordo di programma”
Legambiente torna a intervenire sui problemi di Taranto, ex Ilva e bonifiche in primis, con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio e ai Ministri della Transizione Ecologica, della Salute, dello Sviluppo Economico, del Lavoro e Politiche Sociali e per il Sud e la Coesione Territoriale, firmata dal presidente nazionale Stefano Ciafani e da Ruggero Ronzulli, presidente regionale, e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto. Nella lettera Legambiente chiede ai soggetti del governo coinvolti, di intervenire con un urgenza con provvedimenti volti a conciliare in concreto, nella cittadina jonica, i temi del diritto alla salute, del diritto al lavoro e della transizione ecologica verso un diverso sviluppo.
L’associazione ambientalista sottolinea come, dalla Valutazione del Danno Sanitario effettuata da ARPA Puglia, AReSS Puglia e ASL Taranto, nell’ambito del procedimento di riesame della autorizzazione integrata ambientale per lo stabilimento Acciaierie d’Italia, emerga “la permanenza di un rischio sanitario residuo non accettabile relativo ad uno scenario di produzione di 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio”.
Per questo Legambiente ritiene necessario ed urgente che il Governo disponga una integrazione della Valutazione del Danno Sanitario, volta ad appurare la produzione annua di acciaio realizzabile in base all’attuale quadro emissivo dal siderurgico di Taranto da parte di impianti oggetto di rilevanti interventi prescritti dall’A.I.A. ancora inattuati, a partire da quelli relativi alle cokerie da cui notoriamente provengono emissioni di sostanze tra le più nocive di quelle prodotte dallo stabilimento.
Legambiente chiede, poi, che il governo abbatta in via prudenziale del 50% la capacità produttiva massima attribuita agli impianti attualmente in uso, portandola da 6 a 3 milioni di tonnellate annue.
Si tratta, per l'associazione, di misure indispensabili per salvaguardare il diritto alla salute dei cittadini di Taranto e per restituire loro una fiducia nello Stato gravemente compromessa da un decennio segnato dalla continue proroghe delle scadenze stabilite dalle prescrizioni A.I.A.
Per Acciaierie d'Italia, Legambiente ritiene inoltre che il nuovo Piano Industriale debba avviare la rivoluzione dell’idrogeno verde e prevedere in tempi ragionevoli, e non biblici, la decarbonizzazione della produzione di acciaio a Taranto, passando in ogni caso attraverso una scrupolosa valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario tale da scongiurare a priori la possibilità di nuovi malati e morti attribuibili ai processi produttivi.
L'altra grande questione che per l'associazione ambientalista deve segnare con urgenza una discontinuità con il passato è quello della bonifica dei suoli, della falda e dei fondali marini contaminati da decenni di sversamenti, non solo da parte dell'ex Ilva, a partire dal Mar Piccolo e dalle aree rimaste nelle disponibilità dei Commissari di Ilva in A.S.
Da gennaio 2013 la bonifica del Mar Piccolo è rientrata nelle competenze del ''Commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto'' ma dopo 8 anni e mezzo di commissariamento i sedimenti contaminati continuano a restare al loro posto e la bonifica continua a essere in alto mare. I fondali sono stati interessati sinora solo da lavori di rimozione e smaltimento di materiali di natura antropica (veicoli, pneumatici, ecc.), peraltro ancora da completare, e da numerosi studi.
È giunto il momento di passare dagli studi e dalle analisi ai fatti, utilizzando le risorse già stanziate, ed altre cui si potrebbe attingere attraverso l'utilizzo dei fondi europei del Just Transition Fund, per avviare la bonifica delle aree destinate alla mitilicultura e di quelle in cui sono già previsti importanti interventi territoriali.
Per le aree affidate ai Commissari di Ilva in a.s. i cittadini di Taranto non hanno notizie sulla loro bonifica e sull'uso delle ingenti somme rivenienti dalla famiglia Riva destinate a tale scopo: è urgente colmare questo gap ed accelerare gli interventi.
Legambiente crede, infine, che la cornice che possa contenere decarbonizzazione, bonifica e transizione ecologica, sostenere lavoratori, PMI, start-up e incubatori nello sviluppo di nuove opportunità economiche e dei green job, diversificare il tessuto produttivo e lasciarsi alle spalle la monocultura dell'acciaio, sia costituita da un Accordo di programma che comprenda Enti locali e forze sociali.
Ufficio stampa Legambiente Puglia
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