La depurazione in Puglia: presentato lo stato dell’arte e le proposte per uscire dall’emergenza ambientale
Sono 187 i depuratori che coprono il servizio in Puglia, 13 gli impianti che scaricano in falda col rischio di inquinamento delle acque e 10 sottoposti a procedimento penale. Previsti interventi di potenziamento e adeguamento per risolvere le criticità sulla depurazione. Legambiente: «Regione e Comuni sono chiamati a una svolta per vincere la sfida della depurazione. Basta scarichi abusivi e malfunzionamenti. I soldi ci sono e vanno subito investiti in interventi mirati e risolutivi»
Ancora oggi il 23 per cento dei cittadini pugliesi, circa un milione di abitanti, scarica i reflui senza che questi vengano depurati. I 187 depuratori della regione hanno ancora problemi di funzionamento, criticità e questioni irrisolte che in alcuni casi rendono inefficace la depurazione. Tra questi ci sono ad esempio 11 vecchi impianti, tutti da dismettere, che rischiano di inquinare le acque sotterranee, scaricando direttamente in falda o ancora quelli con problemi nel funzionamento e i cui scarichi risultano non conformi, come certificano i dati Arpa (nel 2012 sono stati 52 quelli giudicati non conformi). La situazione più critica è nella BAT, dove i depuratori delle cittadine che danno il nome alla provincia sono risultati non conformi. Ma non sono gli unici grandi impianti a risultare non conformi, come dimostrano i superamenti dei limiti riscontrati in uscita dai depuratori di Bari Ovest, Foggia e altri tra i più grandi. Ci sono poi 10 impianti sottoposti a procedimento penale. E se a tutto questo si aggiungono anche gli scarichi abusivi non controllati e gli altri illeciti legati all’inquinamento del mare, il risultato è un quadro preoccupante che impone una svolta da parte delle istituzioni preposte per provare a vincere la sfida della depurazione in Puglia. A confermare la situazione emergenziale in cui si trova la Puglia, lo scorso giugno la Camera ha approvato la proroga dell’emergenza ambientale legata alla depurazione fino a fine 2013.
Dalla Goletta Verde di Legambiente arriva quindi l’appello alla Regione, affinché si impegni a pianificare e monitorare l’attuazione di interventi immediati, e ai sindaci perché si facciano garanti delle azioni necessarie per mettere in efficienza il sistema e risolvere definitivamente il problema della depurazione. Le questioni ancora irrisolte sul territorio regionale, come il depuratore di Manduria o il mancato completamento della rete fognaria di Porto Cesareo, gli scarichi non conformi che finiscono ancora in falda, dimostrano che su questo tema non esiste una ricetta unica. Legambiente chiede dunque la costituzione di un tavolo di lavoro tra la Regione, l’Arpa, le Amministrazioni locali, i tecnici e il mondo dell’associazionismo, dei cittadini, dei movimenti, degli operatori, anche attraverso percorsi di partecipazione organizzata, come prevedono le direttive europee in tema di acqua e gestione delle risorse idriche.
I numeri della depurazione in Puglia e le proposte di Legambiente saranno illustrati questa sera (alle ore 19 nella sala Rossa Castello Svevo di Barletta) nel corso della presentazione del dossier di Legambiente “La depurazione in Puglia: stato dell’arte e proposte per uscire dall’emergenza ambientale”. Sono intervenuti Stefano Ciafani, vice presidente nazionale Legambiente, Francesco Tarantini, presidente Legambiente Puglia, Vito Perrino, Arpa Puglia, Mauro Spagnoletta, responsabile settore depurazione AQP, Antonio Capacchione, presidente SIB Puglia.
«Durante la stagione estiva torna alla ribalta la sfida della depurazione delle acque in Puglia, in realtà mai passata in secondo piano – dichiara Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente – I numeri parlano di una situazione molto grave a cui va posto rimedio al più presto. Questo dossier delinea lo stato dell’arte del servizio di depurazione in Puglia, ma al tempo stesso vuole essere un documento che, oltre alla denuncia, propone alcune azioni prioritarie per uscire dall’emergenza ambientale che ancora oggi riguarda il trattamento degli scarichi. Tutto questo è possibile soltanto mettendo in campo un rapido ed efficace intervento complessivo sul sistema depurativo e sulla tutela delle acque. Solo così la Puglia potrà fortificare la sua vocazione ed immagine turistica, assicurando a cittadini e turisti un mare sano e pulito. Un mare pulito non solo ai fini della balneazione ma da salvaguardare in quanto ecosistema, con il suo immenso patrimonio di biodiversità, fatto di specie ittiche e di flora mediterranea, di aree umide costiere e aree protette che rappresentano per questo territorio la vera e più duratura ricchezza che ha a disposizione».
I numeri del dossier. Oggi in Puglia il servizio di depurazione copre il 77% del fabbisogno totale, secondo i dati forniti dal Servizio di tutela delle acque della Regione e contenuti nel Piano di tutela delle acque. Numeri che evidenziano come poco meno di un milione di cittadini pugliesi scarica i propri reflui senza che questi vengano depurati.
Sono 187 i depuratori che coprono il servizio su tutto il territorio regionale, ma su cui insistono ancora problemi di funzionamento, criticità e situazioni irrisolte che in alcuni casi rendono inefficace la depurazione dei reflui. Innanzitutto c’è la questione dei 13 impianti che scaricano in falda, con grave rischio di inquinamento delle acque sotterranee. Poi ci sono i depuratori che presentano problemi nel funzionamento e i cui scarichi risultano non conformi, come certificano i dati Arpa relativi al 2012. La causa di queste anomalie deriva dal cattivo funzionamento degli impianti, causato in alcuni casi anche all’ingresso nei depuratori di reflui particolari (scarti dell’industria casearia o olearia, industriali o un apporto eccessivo di acque di pioggia spesso legate alla incapacità dei tessuti urbani di drenare l’acqua). Un problema che riguarda il 39% degli impianti a livello regionale secondo i dati a disposizione dell’Acquedotto pugliese, ma che in alcune province arriva ad oltre l’80%, come nel caso dei depuratori della BAT.
La Puglia, inoltre, come si evince dal dossier Mare Monstrum 2013 di Legambiente, è la quarta regione a livello nazionale per numero di illeciti legati all’inquinamento del mare riscontrati nel 2012, con 261 infrazioni, pari al 10,1% sul totale, 328 fra le persone denunciate e arrestate e 156 sequestri.
I “misteri” della depurazione. È la provincia di Lecce – insieme a quella di Foggia – a possedere il maggior numero di impianti, seguita da quella di Taranto e Brindisi. La cospicua presenza degli stessi porta ogni anno a interrogarsi su come limitare i danni causati dai reflui depurati male che deturpano le acque cristalline e le battigie dei due mari tra i più belli d’Italia: l’Adriatico e lo Ionio. Le emergenze sono di vario tipo. Vi sono gli impianti che esistono da anni ormai ma non sono mai entrati in funzione. Ma anche laddove lo smaltimento dei reflui funzioni alla perfezione non mancano gli intoppi. È il caso di Gallipoli, dove si riversano le acque che arrivano dal depuratore di Taviano, Racale e Melissano, che confluiscono prima nel Canale dei Samari e poi arrivano direttamente nella Baia Verde, località che si trova all’interno del parco naturale di Punta Pizzo, meta ogni anno di migliaia di turisti; Porto Cesareo, località in cui la rete fognante non è mai stata completata e l’assenza di una condotta sottomarina deturpa un buon tratto di costa o, infine, Otranto dove oltre al depuratore comunale ne esistono altri sei, privati e perlopiù a servizio dei villaggi turistici. Ci sono poi altri casi di malfunzionamenti e progetti ancora fermi ormai noti da anni, come quelli di Pulsano e Manduria.
Le infrazioni dell’Europa. A richiamare l’Italia e la Puglia sull’urgenza degli interventi è giunta anche l’Europa con ben due procedure d’infrazione (che coinvolgono sia gli agglomerati che i Comuni pugliesi), per una delle quali - nel luglio del 2012 - è arrivata anche una sentenza di condanna poiché 109 agglomerati (sopra 15mila abitanti equivalenti che scaricano in aree non sensibili) non rispettano le indicazioni della direttiva europea.
Lo stato di emergenza. Lo scorso giugno la Camera ha approvato la proroga dell’emergenza ambientale legata alla depurazione fino a fine 2013, a conferma della criticità della situazione. A questo proposito, grazie ai finanziamenti derivanti dal CIPE e dai fondi FESR 2007-2013, la Regione oggi dispone di oltre 300 milioni di euro per mettere in campo interventi che vanno dall’adeguamento normativo di impianti esistenti, al completamento dei sistemi fognari, ai lavori di manutenzione fino all’ammodernamento degli impianti. Un finanziamento che rappresenta un’importante occasione per porre fine a molte delle questioni irrisolte ancora oggi, come dimostrano i casi riportati nel dossier.
Da Goletta Verde, dunque, arriva l’appello alla Regione e agli amministratori locali affinché si adotti una politica che rappresenti la svolta nella gestione del sistema di depurazione.
«Solo attraverso un’azione sinergica fra enti, amministrazioni locali, associazioni e cittadini sarà possibile imprimere un mutamento radicale nel sistema di depurazione delle acque affinché sia preservato il nostro mare – ha precisato Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – Chiediamo alla Regione di garantire l’attuazione di interventi risolutivi e immediati per far fronte ai problemi della depurazione, utilizzando efficacemente le risorse economiche stanziate e disponibili. Un ruolo importante, però, deve essere anche quello dei sindaci dei singoli territori, ai quali chiediamo di farsi garanti degli interventi necessari per mettere in efficienza il sistema e risolvere definitivamente il problema della depurazione. I sindaci delle città e dei piccoli centri pugliesi, sulla costa come nell’entroterra, devono essere promotori e protagonisti di una stretta collaborazione con i soggetti preposti ai controlli delle acque per avviare da subito un monitoraggio capillare degli impianti, verificandone le criticità, il deficit di funzionamento e individuando le misure necessarie al ripristino della completa funzionalità».
Totale impianti per trattamento e abitanti equivalenti serviti
Prov. |
Numero impianti di depurazione |
Tipologia di trattamento |
Capacità depurativa A.E. |
BA |
27 |
primario 1 secondario: 10 terziario: 16 |
1.451.649 |
BAT |
12 |
secondario: 7 terziario: 5 |
443.574 |
BR |
18 |
primario: 1 secondario: 6 terziario: 11 |
382.723 |
FG |
70 |
secondario: 57 terziario: 12 |
890.206 |
LE |
38 |
secondario: 8 terziario: 29 |
967.718 |
TA |
22 |
secondario: 6 terziario: 15 |
637.228 |
Puglia |
187 |
Primario: 2 Secondario: 95 Terziario: 90 |
4.773.098 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati Regione Puglia (dati giugno 2013)
Controlli sui depuratori eseguiti da Arpa Puglia nel 2012
Provincia |
Depuratori Controllati nel 2012 |
Depuratori risultati non conformi per almeno uno dei parametri considerati |
Bari |
25 |
8 |
Barletta Andria Trani |
10 |
7 |
Brindisi |
16 |
7 |
Foggia |
59 |
24 |
Lecce |
39 |
3 |
Taranto |
22 |
3 |
Puglia |
171 |
52 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa Puglia (anno 2012)
Scarica il dossier "la depurazione in Puglia"
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