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Legambiente su sequestro impianto di rifiuti nel brindisino

«L’operazione del NOE di Lecce conferma i dati del Rapporto Ecomafia 2013 sul ciclo illegale di rifiuti in Puglia: nella sola provincia di Brindisi nel 2012 sono state accertate 82 infrazioni, denunciate 124 persone ed effettuati 64 sequestri»

sequestro impianto di rifiuti

«L’ennesimo caso di smaltimento illecito dei rifiuti,in un’area già messa a dura prova dall’inquinamento ambientale, conferma il particolare attivismo della nostra regione sotto il profilo del ciclo illegale dei rifiuti. Apprezziamo il lavoro delle forze dell’ordine ma siamo seriamente preoccupati per le modalità con le quali, ancora oggi, si conferiscono i rifiuti». Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, commenta così la notizia del sequestro di un impianto di rifiuti con sede a Mesagne, effettuato dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce.

Sul fronte del ciclo illegale dei rifiuti, secondo il Rapporto Ecomafia 2013, la Puglia si attesta sul terzo gradino del podio, con un significativo aumento degli illeciti (+24%). Infatti, le infrazioni accertate salgono a 522 con 691 persone denunciate, 15 persone arrestate e 344 sequestri effettuati. Brindisi, in particolare, è quarta fra le province pugliesi, dopo Bari, Taranto e Lecce, con 82 infrazioni, 124 persone denunciate e 64 sequestri effettuati.  

In Puglia, dal 2002 a maggio 2013, ci sono state ben 42 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 19,4% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale.

«La nostra regione, sia per le sue caratteristiche geomorfologiche che per la sua collocazione geografica, sembra essere particolarmente a rischio, come ha sottolineato - attraverso la sua relazione - la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Per arginare seriamente il ciclo illegale dei rifiuti non basta solo l’attività di controllo e di contrasto dei reati ambientali da parte delle forze dell’ordine e della magistratura ma serve anche, come sosteniamo da sempre, l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel codice penale. Non c’è più tempo per restare inermi davanti a quella che è diventata una vera e propria emergenza: l’ecomafia»conclude Tarantini.

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