• AREA STAMPA
  • Comunicati
  • Energia: a Brindisi il futuro deve essere rinnovabile

Energia: a Brindisi il futuro deve essere rinnovabile

Energia: a Brindisi il futuro deve essere rinnovabile

Legambiente Puglia: “Il ministro Fitto si attivi per sbloccare la situazione dell’area SIN di Brindisi”

 

Il 20 aprile scorso, Legambiente ha organizzato con la CGIL un convegno sui poli energetici delle rinnovabili, soprattutto con riferimento a quelli di Brindisi e Civitavecchia. In quella sede il responsabile nazionale Relazioni Istituzionali e Territoriali di Enel, Gaetano Evangelisti, ha ribadito l’impegno rivolto alla realizzazione del polo energetico delle rinnovabili a Brindisi e a creare filiere connesse a partire da due stabilimenti di produzione di pale eoliche, leggere e fortemente innovative, e di pannelli fotovoltaici ad alta efficienza.

Mentre il Governo, ambienti politici e imprenditoriali locali portavano avanti scelte a favore del potenziamento assurdo dell’esercizio a carbone nella centrale termoelettrica Brindisi sud e della fantomatica possibilità di collocare a Brindisi una delle navi rigassificatrici, Enel ed altre società elettriche hanno prospettato progetti per la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili (FER) a Brindisi, scontrandosi con l’ostracismo o con la burocrazia di chi è deputato a decidere o ad esprimere pareri: sono infatti questi gli ostacoli e non ridicole accuse all’”ambientalismo del no” a fermare un futuro rinnovabile.

Legambiente evidenzia da tempo che l’Italia nel decennio passato, soprattutto sotto la spinta dell’ENI, ha voluto dipendere dal gas russo e dagli intrecci politici ed affaristici collegati, con l’effetto di avere non gli 8 GW all’anno di impianti FER, ma appena 0,8 GW. Elettricità Futura fissa l’obiettivo in 60 GW in tre anni di FER, con l’azzeramento in due anni del gas proveniente dalla Russia, 85 miliardi di fondi investiti e 80.000 occupati. Questo è l’ambientalismo del Sì che a Brindisi si scontra con i ritardi, le omissioni, gli ostracismi e la burocrazia che interessa le istituzioni da Roma in giù.

Nell’area SIN la polemica sulla perimetrazione è un alibi che nasconde il fatto che dal 2007 il ministero dell’ambiente ha prescritto un’analisi dei rischi mai eseguita e che a fronte di caratterizzazioni sulle matrici ambientali in significativa crescita, le bonifiche non raggiungono il 10%: in queste condizioni l’ARPA non può esprimere pareri sui tanti progetti di impianti FER sottoposti alla sua attenzione e si arriva al paradosso che, pur in presenza di formale impegno di società interessate ad accollarsi bonifiche, progetti che a volte sono inseriti nel PNRR vengono bloccati o addirittura bocciati.

Richiamiamo l’attenzione su due casi emblematici: Stiamo assistendo ad un vero e proprio assalto alla diligenza che ha comportato la presentazione di ben 6 progetti di impianti eolici off shore che insistono sullo stesso specchio di mare a sud di Brindisi. Ciò avviene nell’assenza di una normativa sulle aree idonee attualmente in fase istruttoria, ma soprattutto in una diffusa indifferenza politico-istituzionale.

Legambiente ha ottenuto un parere articolato della commissione VIA ministeriale che consente di esaminare puntualmente compatibilità e fattibilità dei vari progetti ed ha insistito sull’importanza della cantieristica; è assordante il silenzio sull’annunciata decisione di spostare tale fondamentale comparto a Taranto in relazione ai due progetti di Falk Renewables.

Nei giorni scorsi il ministro Fitto ha convocato una conferenza di servizi per appianare gli assurdi contrasti che rischiavano di far perdere 27 milioni di euro e 162 posti di lavoro diretti nella prima fase nell’ambito dello stabilimento Act Blade per la produzione delle sopra richiamate pale eoliche leggere e innovative, da localizzare provvisoriamente nell’area di Santa Apollinare, in attesa della destinazione definitiva nella ZES. Legambiente ed altre associazioni hanno denunciato contrasti che rischiavano di far perdere una tale grande opportunità, che può rappresentare soltanto l’avvio del polo energetico delle rinnovabili e delle filiere connesse.

Oltre agli impianti in grado di sostituire le centrali termoelettriche, si potrebbero creare lo stabilimento di produzione delle pale eoliche, quelli di turbine e degli altri componenti per gli aerogeneratori, l’Hydrogen Valley a cui da anni Legambiente dedica particolare attenzione sostenendo il progetto di GECO, gli stabilimenti di produzione di pannelli fotovoltaici di batterie per accumulo e di colonnine elettriche (può nascere una nuova giga factory, vista l’importanza delle società elettriche presenti), ma vanno anche sostenute piccole imprese e start up ed il mondo della ricerca che si sta impegnando nel portare avanti soluzioni alternative, ad esempio rispetto al litio nelle batterie.

Forse sarà necessario un nuovo intervento del ministro Fitto se in grado di sbloccare i ritardi e le omissioni citate, per fare di Brindisi il fulcro del polo energetico delle rinnovabili che anche Enel ha confermato di voler realizzare, a condizione che non vi siano gli ostacoli che la politica e la burocrazia continuano a proporre.

 

 

Ufficio stampa Legambiente Puglia

Andrea Dammacco 347.5450655