Ecosistema Rischio Industrie
Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile presentano
Ecosistema Rischio Industrie
Il dossier sui Comuni italiani che ospitano insediamenti a rischio d’incidente rilevante
In Italia ancora insufficiente l’informazione ai cittadini:
in Puglia risponde al questionario il 37% delle amministrazioni interrogate
Il 90% dei 10 Comuni intervistati ha dichiarato di aver recepito le indicazioni contenute nella scheda informativa redatta dal gestore
dell’impianto ma solo il 40% di essi ha realizzato campagne di informazione sull’emergenza
È ancora insufficiente l’informazione ai cittadini sui possibili rischi derivanti dalla presenza sul territorio di impianti industriali che trattano sostanze pericolose e sui comportamenti da tenere in caso di emergenza. E' questo il risultato che emerge dall’indagine Ecosistema rischio industrie, realizzata da Legambiente e Dipartimento della protezione civile nell’ambito del progetto di monitoraggio, prevenzione e informazione per la mitigazione dei rischi naturali e antropici Ecosistema Rischio 2012.
L’indagine mira a verificare la realizzazione da parte dei Comuni delle attività finalizzate alla corretta e costante informazione dei cittadini, sia sul rischio d’incidente, sia per quanto riguarda i comportamenti da adottare per rimanere in sicurezza in caso di emergenza. Lo studio prende in considerazione la realizzazione o la partecipazione da parte della amministrazioni comunali a periodiche esercitazioni, anche con il coinvolgimento della popolazione, il recepimento da parte dei Comuni delle informazioni contenute nei Piani d’Emergenza Esterni (PEE) redatti dalle competenti Prefetture e una corretta pianificazione urbanistica che tenga conto del rischio.
In Italia sono oltre 1.100 gli impianti industriali che trattano sostanze pericolose in quantitativi tali da essere ritenuti suscettibili di causare incidenti rilevanti in base alle direttive Seveso e ai decreti legislativi che le recepiscono. Impianti chimici, petrolchimici, depositi di gpl, raffinerie e depositi di esplosivi o composti tossici che, in caso di incidente o di malfunzionamento, possono provocare incendi, contaminazione dei suoli e delle acque, nubi tossiche, e che sono censiti dal ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare in un inventario nazionale aggiornato semestralmente. Gli impianti sono concentrati prevalentemente in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna e interessano i territori di 739 Comuni.
In Puglia hanno risposto al questionario inviato da Legambiente solo 10 amministrazioni su 27, pari al 37% del totale. Il 90% dei 10 Comuni intervistati ha dichiarato di aver recepito le indicazioni contenute nella scheda informativa redatta dal gestore dell’impianto, così come previsto dalla legge; quest’ultima, inoltre, stabilisce la perimetrazione delle aree circostanti gli insediamenti a rischio di incidente rilevante nelle quali, in caso di malfunzionamento, potrebbero riscontrarsi conseguenze sull’ambiente o sulla salute della popolazione. Quindi, il 90% delle amministrazioni comunali pugliesi, tra quelle interessate alla presenza di insediamenti a rischio d’incidente rilevante, conferma di aver recepito i dati essenziali sullo stabilimento necessari per valutare i possibili scenari e le conseguenze di un incidente e quindi per realizzare le opportune campagne informative e la corretta pianificazione urbanistica del territorio.
Sono 7 i Comuni che hanno predisposto una planimetria del territorio individuando le “aree di danno”, sottoposte a conseguenze nell’eventualità di un incidente nello stabilimento a rischio (il 70% dei Comuni intervistati).
In 5 Comuni, fra i 10 intervistati, sono state individuate nelle “aree di danno” strutture vulnerabili e/o sensibili.
Sei delle amministrazioni comunali che hanno risposto al questionario ha dichiarato di aver realizzato campagne informative sul rischio industriale e sulla presenza sul proprio territorio di insediamenti suscettibili di causare incidenti rilevanti. Solo 4 fra i Comuni intervistati, però, hanno detto di aver realizzato campagne informative sui comportamenti da tenere in caso di emergenza, per dare a tutti coloro che vivono e lavorano in prossimità dell’insediamento informazioni pratiche, precise e puntuali su come riconoscere i segnali di allarme e come mettersi al sicuro. Secondo le risposte ricevute, sono solo 4 i Comuni che hanno stretto rapporti di collaborazione con organizzazioni o gruppi di protezione civile destinati a queste attività.
«I Comuni, a cui non compete la gestione delle emergenze connesse al rischio industriale né la redazione dei Piani di emergenza esterni previsti per alcune tipologie di impianti – spiega Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – hanno il compito fondamentale di fare da raccordo tra le attività di pianificazione urbanistica e la presenza di insediamenti a rischio d’incidente rilevante. Spetta loro anche l’informazione ai cittadini: uno strumento di prioritaria importanza perché fa crescere la consapevolezza e insegna i comportamenti corretti in caso di emergenza. Gli insediamenti industriali che trattano sostanze potenzialmente pericolose, quali impianti chimici, petrolchimici, depositi di gpl, raffinerie o depositi di esplosivi o composti tossici - conclude Tarantini - possono costituire un rischio per l’ambiente e la popolazione. In caso d’incidente o di malfunzionamento dell’impianto, infatti, la presenza di tali sostanze può contribuire a causare incendi, contaminazione dei suoli e delle acque o nubi tossiche. Quindi è importante che si riservi un’attenzione particolare attivandosi in modo capillare e costante in materia di prevenzione e informazione dei cittadini».
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